STORIA DELLE ARTI MARZIALI. Il Jujitsu.

Storia del Jujitsu
 Noi-no-Sukune
Qualcuno vuole il Jujitsu introdotto in Giappone attorno al 1644 da un cinese chiamato Chen-Yuang-Ping, che avrebbe lasciato la Cina per sfuggire al terrore della terribile dinastia Ming, ma molti documenti autentici sconfessano questa leggenda. Molto probabilmente il cinese introdusse il Kempo(boxe cinese) che ha avuto una qualche influenza sul jujitsu.
Già il Nihon Shoki letteralmente “Cronache del Giappone” documento scritto per ordine imperiale nel 720 dc, descrive un torneo, il Chikara Kurabe(gara di forza) che ebbe luogo nel 230 ac e che a ragione si può considerare il precursore del Sumo e dello stesso Jujitsu.

Il torneo vide vincitore Noi-no-Sukune che ebbe la meglio sulla guardia imperiale Kuehaya con tecniche di atemi e proiezioni ben descritte. Erano scontri senza regole e il suo epilogo fu la morte di Kuehaya che fu sollevato e scaraventato a terra con incredibile potenza tanto da avere le reni spezzate.
Quello che oggi chiamiamo Jujitsu(arte della cedevolezza) in passato era conosciuto con molti nomi differenti, Yawara, Taijutsu, Wajutsu, Torite, Kogusoku, Kempo, Hakuda, Kuiuchi, Shubaku, Koshi-no-awari e altri ancora. La parola Yawara si trova citata già nel XI secolo nel libro Konjaku Monogatari in un racconto di Sumo.
Col tempo si formarono delle vere e proprie scuole(Ryu) di Jujitsu che venivano chiamate con nomi assegnati dai vari maestri. Le principali erano: Takenouchi-ryu, Sekiguchi-ryu, Kyushin-ryu, Kito-ryu e Tenshin-Shin’yo-ryu. Molte di queste scuole avevano poche differenze una dalle altre e venivano fondate con l’esclusivo fine di pubblicizzare o esaltare i maestri anche se le tecniche erano praticamente le stesse.
Lo sviluppo di questa arte marziale si incrementò quando nel 1877 fu abolito, in Giappone, l’uso delle spade. I guerrieri per secoli avevano portato con se due spade, una lunga e una corta (Katana e Wakizashi) e con il nuovo decreto si ebbe la necessità di potersi difendere solo con l’uso delle mani, così quell’arte che per secoli era stata solo appannaggio della classe più povera, che non poteva portare con se armi e che aveva la necessità di difendersi a mani nude, venne studiata nelle sue varie forme.
Le sue teorie e i suoi principi si rifanno ad un antico libro di strategia “La forza sta nell’agilità” e alla filosofia cinese di Lao-tzu che predica l’arrendevolezza e la non resistenza.

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