STORIA. Le Lotte Folcloristiche.
Lotta Olimpica, Judo, Boxe, Karate, Kick Boxing, Bjj, MMA...ma quale sono state le origini di queste forme di combattimento?
Le lotte cosi dette "folcloristiche" si sono sviluppate nel tempo in un tal numero da farci ritenere che ogni popolo ogni più piccola regione della terra abbia elaborato un proprio stile di lotta. Le occasioni per organizzare delle gare di lotta sono sempre state numerose: cerimonie civili e religiose, successi militari,feste agresti ecc...
Con gli incontri di lotta spesso si decidevano le sorti di una battaglia si amministrava la giustizia(ordalie) e si assegnavano i regni. Ogni stile di lotta ha non solo le sue regole particolari (di solito tramandate oralmente e modificate nel tempo per tutelare l'incolumità dei contendenti (un vecchio proverbio turco diceva"quando gli uomini lottano le donne piangono") ma anche i propri giuramenti inni e preghiere.
I premi in palio potevano essere i più svariati:animali, oro, proprietà terriere, cariche pubbliche e militari,la mano di una principessa o regina,vedi ad esempio la leggenda turca del prode BeytekBeg che dovette vincere la mano della principessa Cicek, in tre gare ( corsa a cavallo tiro con l'arco e lotta).
Proprio in Turchia si pratica una delle lotte più antiche e famose il Kirkpinar (letteralmente 40 sorgenti) nota in Francia come lotte a l'Huile (lotta all'olio). Questa lotta nasce come agon epitaphios, ossia gare disputate in occasione di un rito funebre (ricordiamo i famosissimi giochi in onore di Patroclo cantati da Omero) ed ogni anno dal 1360 si disputa un torneo presso Edirne, l'antica Adrianopoli. I lottatori sono a torso nudo e si cospargono di olio il corpo ed il kispet il robusto pantalone in pelle lungo fino ai polpacci. L'uso dell'olio per rendere più difficoltose le prese è un evidente collegamento con la lotta classica, anche se nell'antichità si combatteva nudi e le prese erano di conseguenza ancora più difficoltose. Usando grossi lacci ogni lottatore stringe accuratamente il pantalone in vita e sotto il ginocchio per evitare che l'avversario possa infilarvi dentro le manie e rovesciarlo. La fase preparatoria al combattimento si chiama pesrev. Al suono martellante di duval (tamburi) e zurna (strumenti a fiato a doppia canna) i lottatori agitano freneticamente le braccia e per 3 volte avanzano e retrocedono quindi eseguono il saluto. Gli atleti fianco a fianco di fronte alla giuria appoggiano al suolo in ginocchio destro e con la mano destra fanno il gesto di prendere un po' della terra che calpesteranno durante il combattimento, per portarla al cuore, alle labbra e alla fronte. Quindi si alzano e s'inchinano flettendo il busto . La solennità del cerimoniale ricorda la lotta giapponese. Gli incontri sono duri, essendo la lotta turca basata più sulla forza che sull'agilità: non a caso è divenuta proverbiale l'espressione "forte come un turco". Non c'è grande varietà di colpi i combattimenti incominciano di solito in guardia ovina e reciproca presa al collo. La vittoria si consegue in 3 modi: mettendo l'avversario con le spalle a terra proiettandolo su un fianco in modo che spalla e anca tocchino il terreno e infine prendendolo in braccio e muovendo 3 passi. Ovviamente non ci sono categorie ne di età ne di peso.
In Turchia esiste un'altra lotta in cui non viene usato l'olio la Karakusak.
Un'altra lotta è il Caleçon elvetico. Tra i pastori svizzeri soprattutto nell'Oberland bernese da ecoli è in voga la lotta a Caleçon, dal nome dei calzoncini indossati dai contendenti, chiamata Schwingen nei cantoni di lingua tedesca.
Dal 1805 esistono tornei di Calecon. Si combatte in cerchi di segatura sparsa per terra. I contendenti afferrano reciprocamente i calzoncini che almeno con una mano non devono mai lasciare poi si slanciano l'uno contro l'altro facendo uso di una qualsiasi presa purché non pericolosa,vince che riesce a mettere l'avversario a terra con spalle braccia e nuca a terra,se la caduta non avviene sulle spalle la lotta continua a terra. Il vincitore per schienata, allo scopo di lavare simbolicamente l'onta della sconfitta, con qualche pacca toglie cavallerescamente la segatura dal dorso dell'avversario.
In Austria ed in Baviera la lotta tradizionale viene denominata Rangeln ed è affine al Caleçon svizzero così come la Glima originaria della Svezia (dove prende il nome di Beltag o Biscast) ma poi praticata quasi esclusivamente in Islanda. E' una lotta di agilità e di forza che si fa con le così dette "brachette" con maniglie laterali per afferrare l'avversario e sollevarlo da terra.
Nella sua forma originale questa lotta si svolgeva secondo una tecnica particolare: il lottatore afferrava con la mano destra il suo avversario per la cintura o per la cintura del pantaloncino e con la mano sinistra afferrava il pantalone stesso all'altezza della coscia destra dell'avversario. Gli faceva quindi perdere l'equilibrio sollevandolo da terra e tentava di rovesciarlo aiutandosi con l'anca e con la gamba vince chi fa toccare il terreno l'avversario con una parte qualunque del corpo. Tra le innumerevoli lotte folcloristiche dell'ex URSS cito la Chidaoba georgiana e la Koch armena. In Romania nella valle del Danubio, si pratica uno stile di lotta detta Koures, mentre nel resto del paese è assai diffusa la Trinta. Sempre per quanto riguarda i Balcani: in Grecia si pratica la Palaima, in Macedonia la Pelivan (molto simile al Kirkpinar turco), in Albania la Mundje Vendçe. In Spagna possiamo trovare la Canaria. La prima testimonianza di questa arte marziale risale al 15° sec. d.C. quando furono raccontate dai cronisti che sbarcarono su quelle isole. E' caratterizzata da un alto
numero di tecniche da spazzate vigorose e da proiezioni acrobatiche. Non esistono categorie di peso, per vincere un incontro basta far toccare il suolo all'avversario con una qualsiasi parte del corpo che non siano i piedi. Esiste anche la Zipota Basca. Questa lotta ruota attorno ad astuzia e raffinatezze tecniche che si esprimono in un alternarsi di colpi (con prevalenza di calci) leve e proiezioni.
Per tradizione fa parte della Zipota anche la Malika, che utilizza una leggera canna lunga 1,5 metri.
Altra famosa lotta spagnola è la Leonessa.
Diversi gli stili di lotta praticati in Gran Bretagna: Cornwall e Devonnel nel sud ovest, Westmorland e Lancashire nel nord.
Assieme ai lottatori di Cornovaglia per molti secoli godette di indiscussa fama continentale la Lotta Bretone in cui i lottatori combattevano a piedi nudi indossando camicia e pantaloni, generalmente con la testa rasata. J.J.Jussetand, studioso delle antiche lotte francesi ha scritto nel 1901: una cerimonia toccante precede il
combattimento. I due avversari avanzano uno verso l'altro con atteggiamento religioso, fanno il segno della croce si stringono la mano e giurano che resteranno amici anche dopo il combattimento. Giurano che inoltre essendo cristiani non hanno fatto ricorso ad erbe magiche ne a patti con il demoni grazie ai quali la forza di un cavallo o di un toro abbandona d’un tratto gli animali per passare nel corpo di un lottatore, a prezzo della sua dannazione eterna. Stando in piedi faccia a faccia i due avversari attuano una presa sul robusto cotone delle camicie: ponendo il mento sulla spalla destra dell'avversario il lottatore fa passare il braccio dx sopra la spalla sx eil braccio sx sotto il braccio dx. Al via i lottatori iniziano a muoversi circolarmente cercando di cogliere il momento giusto per sbilanciare l'avversario. Lo scopo è far cadere l'avversario in modo che le spalle tocchino il suolo prima di ogni altra partedel corpo.
Nelle americhe troviamo la famosa Capoeira, nata nel XVII secolo. Molti sostengono che sia originaria dell’Africa, mentre la verità, probabilmente, è che siano stati gli schiavi in Brasile a svilupparla per difendersi dagli schiavisti. Si allenavano nelle fazendas mascherando la lotta da inoffensiva danza.
Ricordiamo anche il Catch americano che per esteso si chiama catch-as-catch-can e per alcuni sarebbe derivato dalla lotta indù, senza limitazione di colpi,secondo altri dal Lancashire britannico. In Italia il primo incontro di Catch si sisputò nel 1900 al teatro Dal Verme di Milano tra il greco Pietri ed il francese Robinet.
Non ci si può dimenticare della lotta sarda la S'istrumpa. Significa buttare bruscamente a terra, tramandata di generazione in generazione viene definita “archeologia vivente”. Un tempo in Sardegna esisteva un tipo di lotta praticata solo a colpi di piede, chiamata Giogu de pee. Più precisamente si praticava nella parte meridionale dell'isola e specialmente nei paesi di Quartu e Selargius.
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