Psicologia Sportiva. Prevenire l’Infortunio ed Aiutare l’Atleta Infortunato.
Tamorri,
Benzi, Reda(1) hanno analizzato la relazione fra stress ed incidenti sportivi
per proporre interventi che possono ridurre il rischio.
Andersen
e Williams (2) hanno ipotizzato che l’aumento della tensione muscolare, la
riduzione del campo visivo e l’incremento dalla distrazione, siano le
principali cause della associazione tra stress ed infortunio. Infatti la
contrazione simultanea non richiesta di gruppi muscolari agonisti ed antagonisti
è una risposta comune negli stati di stress. Questa tensione generalizzata del
muscolo può portare ad affaticamento, riduzione della flessibilità articolare,
difficoltà nella contrazione motoria e inefficienza muscolare. Il risultato finale
è un maggior rischio di incidenti come distorsioni, stiramenti, strappi.
La
riduzione dell’attenzione potrebbe invece risultare dalla preoccupazione per
gli eventi stressanti e per le loro possibili conseguenze negative o da una
deficitaria risposta di adattamento.
In uno studio, Thompson e Morris (3) riscontrarono
che la relazione degli eventi stressanti della vita e degli infortuni è mediata
dall’attenzione. Eventi stressanti della vita elevano il rischio d’infortuni
riducendo l’attenzione, accrescendo l’abilità dei giocatori a focalizzare l’attenzione,
il numero d’infortuni diminuiva.
L’infortunio rappresenta un evento
destabilizzante l’equilibrio psicologico dello sportivo; un cattivo adattamento
all’infortunio può comportare la comparsa di sensazioni di rabbia e impotenza,
sbalzi di umore, sensi di colpa, pensieri depressivi, con la conseguente
compromissione delle relazioni famigliari, interpersonali, dell’andamento
scolastico o lavorativo, l’auspicabile intervento può espletarsi nel prevenire
l’incorrere dell’infortunio e nell’aiutare l’atleta infortunato.
Prevenire
l’incorrere dell’infortunio con respirazione e rilassamento
La
velocità di respirazione influenza la mente (4): gli effetti di una riduzione della velocità di
respirazione non si limitano solo al corpo, ma si estendono alla mente e alle
emozioni. Una respirazione lenta, tranquilla, porta compostezza e un naturale
sollievo dalle alterazioni emotive. Controllando e regolando la respirazione,
si ottiene un controllo completo su se stessi, riuscendo a rimanere mentalmente
tranquilli anche di fronte alle emozioni.
Per questo in Giappone si crede
tradizionalmente che lo Zen, in cui il controllo della respirazione occupa un
posto importante, sia una via all’autocontrollo.
La mancanza di autocontrollo fa si che
persone, altrimenti capaci, sotto stress non siano in grado di fare quello che
in condizioni normali sanno fare benissimo.
Quando c’è in gioco qualche cosa di
importante, chi ha problemi emozionali di questo tipo si sente i muscoli e la
mente tesi, il che impedisce di agire in modo appropriato.
Nessun accorgimento cosciente può fare
nulla per risolvere questo problema, fuorchè il controllo della respirazione.
Rilassamento progressivo neuromuscolare: consiste in
un esercizio di contrazione e decontrazione muscolare
Si ottiene una
consapevolezza delle proprie sensazioni della tensione psicologica e della sua
scomparsa quando i muscoli si rilassano
L’intento è di
educare l’atleta alla riduzione volontaria del tono muscolare
Gli esercizi devono essere svolti
giornalmente e progressivamente devono essere coinvolti la maggior parte dei
muscoli del corpo.
Aiutare
l’atleta infortunato a ritrovare la motivazione
Attraverso modelli
di riferimento, individuare altri atleti che hanno ripreso dopo un infortunio, dopo
periodi di stop prolungati a causa di squalifiche doping, dopo gravi incidenti.
L’atleta vincente riesce a trovare la determinazione, la calma, lo spirito di
sacrificio per ricominciare dopo ogni stop prolungato, dopo ogni sconfitta.
Importanti sono
la meditazione, la visualizzazione, il lavorare sull’autoefficacia.
Attraverso la
meditazione la persona riesce ad aspettare i suoi tempi, i tempi occorrenti per
il recupero, riesce a comprendere che tutto passa, tutto sorge e tutto muore,
riesce a non reagire agli eventi spiacevoli, riesce a partire dal qui e ora e a
programmare una formulazione del goal setting, un piano degli obiettivi
graduali con una giusta scansione temporale.
Con la
visualizzazione l’atleta infortunato può continuare ad eseguire un minimo di
allenamento, ripetere mentalmente il gesto motorio dato che l’imagery
consentirebbe di rimanere tecnicamente e muscolarmente allenati anche in stato
fisico di effettivo riposo, può ricercare precedenti gesti atletici che gli
hanno permesso di emergere, di ben figurare, di fare ottime prestazioni, può
continuare a sperimentare le sensazioni occorrenti per continuare la carriera
sportiva, può provare a visualizzare come sarà la sua ripresa all’attività
sportiva e gradualmente può sperimentare come sarà in futuro la sua prestazione
atletica, la sua performance.
La persona che
avrà sviluppato un forte senso d’autoefficacia sceglie obiettivi più elevati, è
più motivata, usa le proprie capacità con maggiore efficienza, è meno ansiosa,
gestisce meglio i fallimenti, è più tenace e ottiene risultati più
soddisfacenti di chi invece ha una percezione negativa delle proprie
possibilità.
Le fasi della ripresa psicologia
dell’atleta
La prima cosa da
fare è partire dalle proprie sensazioni fisiche, corporee, sentirsi, fare una
scansione corporea dalla sommità della testa e scendendo fino alle punta dei
piedi. L’atleta può individuare le parti fragili, deboli, da potenziare.
L’atleta può
individuare eventali criticità che lo abbiano portato all’infortunio, può
valutare, studiare cosa può focalizzare la sua attenzione per evitare
successivi infortuni, ridefinire le priorità che si era prefissato prima
dell’incidente, allargare i suoi interessi anche ad ambiti non sportivi,
continuando, contestualmente a mantenere i contatti con il suo mondo sportivo,
l’allenatore e la squadra, accettare le emozioni negative legate
all’infortunio, in attesa di riprendersi la sua identità di sportivo.
L’atleta può sentirsi
soggetto attivo nel processo di riabilitazione, definire un piano di ripresa,
di ripartenza, sviluppare un piano per un’azione futura efficace può
individuare le risorse occorrenti da pontenziare, sia personali che esterne,
allenatore, fisioterapista, psicologo, medico.
Sviluppare risorse interne allo scopo di aiutare a
stabilire un senso di efficacia e di possibilità per il Futuro, creare un suo
Consigliere Interiore o un “Allenatore Interiore”, creare una “Squadra
Interiore” di aiutanti o di sostenitori, ognuno in grado di apportare
un’influenza positiva.
L’atleta può fissare
obiettivi minimi di ripresa rispettando i tempi e le modalità occorrenti, senza
fretta di riscattarsi o di dimostrare a qualcuno. Fissare obiettivi limitati,
raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per
aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Persuasione
verbale da parte di altri, dei quali si hanno fiducia e stima attraverso gli
incoraggiamenti verbali che tendono a sottolineare gli elementi positivi di un
gesto o una azione.
(1) Tamorri S, Benzi M, Reda MA. Psychology of sports injuries:
review and descriptive study of élite rugby union players. Ital J Sport Sci 2004; 11: 34-44
(2) Andersen MB, Williams JM. Athletic injury, psychosocial factors and
perceptual changes during stress.J Sports Sci. 1999 Sep;17(9):735-41.
(3) Thompson NJ, Morris
RD. Predicting injury risk in adolescent football players: the importance of
psychological variables. J Pediatr
Psychol. 1994 Aug;19(4):415-29.
(4)
HIRAI T., Curarsi con la meditazione zen, Red Edizioni
Milano, 2007.
Matteo SIMONE
Esperto in psicologia dello sport,
nel trattamento dei traumi (EMDR)
380-4337230 - 21163@tiscali.it
http://www.psicologiadellosport.net/eventi.htm
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